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Tragedia Endogonidia B #03, 2003



B #03 Berlin
 

Si parte dalla ragionevole considerazione dell'impossibilità contemporanea di un'autentica fondazione della tragedia. Ciò nondimeno il modo della tragedia di presentare allo spettatore un nodo drammatico è ancora il modello insuperato per ogni intima rappresentazione umana. Allo stesso tempo si avverte, nel nucleo della tragedia attica, la struttura stessa delle sensazioni che rivelano, della condizione umana, qualcosa come una inappartenenza a questo mondo, a questa realtà. La nostra epoca e le nostre vite sono definitivamente fuori da ogni concezione tragica. Redenzione, pathos e ethos sono parole irraggiungibili, cadute nella più fredda delle astrazioni. II teatro che rispetto, ora, è un teatro di commozione. Si conclude che occorre considerare la tragedia come l'unico e degno concorrente che si debba avere. Aggiungo che occorre avere il coraggio di guardare il vero volto della tragedia. Perché non so ancora cos'è. Vedo il riflesso dell'oro come una rivincita sul tempo e sullo spazio. Vedo l'oro come il rappresentante del mondo della Concezione che vince sul mondo finito del destino.
Legenda dei termini e del sistema

 

II ciclo di lavoro prevede una prima base a Cesena, con l'autogenerazione di una catena di immagini (tragedia endo-gonidia) da cui si distacca una serie di spore che saranno raccolte in altre "basi". A loro volta le spore daranno vita a unità tragiche singolari. Queste unità (che, come sigla, assumeranno il nome della città che le ospita: Roma 09, oppure Madrid 12) ricadranno sulla "base" successiva. II processo non sarà quello delI'accumulazione, bensì quello della trasformazione vivente. A + B non sarà AB. A + B sarà uguale a C. La struttura generale è una sequela che prevede una trasmigrazione delle forme al proprio interno. II processo sarà di tipo evolutivo. Non avremo tanti spettacoli, non avremo un unico grande spettacolo. Quello che avremo sarà un organismo in stato di fuga. La velocità di reazione e di cambiamento della forma diventa una strategia necessaria a sostenere la portata di questa epoca.
Tratto dal programma di sala (Romeo Castellucci)

Foto di scena nella colonna centrale © Luca Del Pia


Debutto

Berlino, Hebbel Theater, 15 gennaio 2003.

Crediti artistici

Regia, scene, luci e costumi: Romeo Castellucci. Regia, drammaturgia musicale e composizione vocale: Chiara Guidi. Traiettorie e scritture: Claudia Castellucci. Musiche originali: Scott Gibbons. Spettrografie: Cristiano Carloni, Stefano Franceschetti. Con: Roberta Busato, Eva Castellucci, Agata Castellucci, Francesca Debri, Monica Demuru, Francesca Proia, Claudia Zannoni. Effetti di dinamica: Stephan Duve. Interpretazione e realizzazione dei costumi: Gabriella Battistini. Robotica: PkLab-Robotics & Artificial Intelligence. Arte plastica: Plastikart di Zimmermann & Amoroso. Realizzazione Scene: Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione. Tecnici Luci: Giacomo Gorini, Luciano Trebbi. Tecnico macchinista: Salvo Di Martina, Viviana Rella. Attrezzeria e costumi: Sergio Scarlatella. Organizzazione: Gilda Biasini, Cosetta Nicolini. Amministrazione: Elisa Bruno, Michela Medri. Consulenza e progettazione: Massimiliano Coli, Thomas Consulting Group. Produzione: Societas Raffaello Sanzio - Cesena, Festival d'Avignon, Hebbel Theater - Berlin, KunstenFESTIVALdesArts - Brussels, Bergen International Festival, Odéon -Théâtre de l'Europe con Festival d'Automne - Paris, Romaeuropa Festival, Le Maillon-Théâtre de Strasbourg, LIFT (London International Festival of Theatre), Théâtre des Bernardines con Théâtre du Gymnase - Marseille in collaborazione con: Emilia Romagna Teatro Fondazione - Modena. Con il sostegno del Programma Cultura 2000 dell'Unione Europea CLT2002/A2/IT-2055.


archivio storico
societas raffaello sanzio
1981-2006

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dall’origine fino alla conclusione del suo impianto unitario