Oratoria n.7 Anche il peggiore può parlare, ma non deve farlo per me
Non vi sarà solo questa sconfitta. Non vi sarà solo questa caduta. Ve ne saranno altre: ve lo prometto. [...] Cadere è battere la testa per terra. Dentro la testa cade, a sua volta, la lingua. Ogni volta che si parla, la lingua cade dal palato. La lingua s'impenna per suonare, ma poi deve cadere per poter parlare. La mente si alza per prevedere, ma poi deve cadere allo stato di materia per produrre qualcosa. Produrre qualcosa è impastare una terra dove poter stare. È la saliva di chi cade che lo farà. Un suolo dove la faccia, per una volta, è alta come un piede. Un suolo dove, per una volta, anche il tempo è costretto a sdraiarsi. Non ho da migliorare: sono la peggiore. Lo dico sotto il severo monito della disciplina che corteggio per me. E con una calma limitatamente preoccupata. Ho da farmi vedere, perché sono la peggiore. Questo è il mio lavoro. Questo è il mio esempio. Non credo che vi rinuncerò. Dèstati dal sonno. Non vi sia al tuo fianco uno che veglia su di te per spirito di corpo. Anche il peggiore può parlare, ma non deve farlo per me.
Tratto dal testo di scena
Le Oratorie sono un modo della Socìetas Raffaello Sanzio di rivolgersi direttamente alla cronaca esistente. [... ] Provocate da eventi particolari della cronaca, esse pongono parole di urgenza e di intraprendenza. Le Oratorie, in questo senso, non solo differiscono, ma rispondono a un processo compositivo per certi versi opposto a quello della creazione drammatica.
Tratto dalla scheda artistica
Debutto
- Cesena, Teatro Comandini, 3 marzo 1994.
Crediti artistici
Libro di Claudia Castellucci. Regia di Romeo Castellucci. Con: Claudia Castellucci, Franco Santarelli. Cura: Gilda Biasini e Cosetta Nicolini. Produzione: Socìetas Raffaello Sanzio in collaborazione con Teatro Bonci di Cesena.