Masoch. I trionfi del teatro come potenza passiva, colpa e sconfitta
Masoch pone un'ulteriore interrogazione sulla forma essenziale della natura del teatro che la Societas Raffaello Sanzio sostiene. È grazie al punto di vista particolare del masochismo - sgravato dal suo senso comune - che si può scandagliare il senso della "colpa" che, per l'attore, è innanzitutto quella di abitare il palcoscenico. E questa è una colpa che viene ogni volta rivelata, così come la ripetizione infinita è propria del masochista. Ora è solo la donna che può colpire il corpo di Masoch: a lei il compito di punire il padre nella somiglianza del figlio. Masoch raccoglie la mitologia del femminile per iscriversi sotto il suo segno. Ed è sotto il segno della frusta vibrata dalla donna che può nascere in Masoch un senso di colpa autoprodotto che permette un rapporto diretto con la madre. La colpa è la particolare forma del suo trionfo che risuona - in questa era e in questa latitudine - come l'esempio estremo di una profonda resistenza passiva contro il potere. La sconfitta e l'umiliazione vengono messe in luce come potenza del teatro.
Tratto dalla scheda artistica
Debutto
- Cesena, Teatro Comandini, 30 gennaio 1993.
Crediti artistici
Drammaturgia e regia di Romeo Castellucci. Ritmo drammatico di Chiara Guidi. Melodia di Claudia Castellucci. Con: Franco Santarelli, Anita Guardigli, Stefano Cortesi, Febo Del Zozzo. Cura: Gilda Biasini e Cosetta Nicolini. Produzione: Socìetas Raffaello Sanzio, Zürcher Theater Spektakel, Bergen Internasjonale Teater, in collaborazione con Teatro Bonci di Cesena.




